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Rovrena, tre anni di fedeltà lilla

Un esempio di attaccamento ai colori che non va dimenticato. Fabio Rovrena ha lasciato il Legnano dopo tre anni di militanza in cui, negli alti e bassi di cui è costellata la carriera di ogni giocatore, i primi hanno nettamente prevalso e una qualità è brillata su tutte: l’amore per la maglia.
Nei giorni convulsi seguiti alla partita contro il Verbano, l’addio del capitano, pur avendo suscitato clamore sul momento, forse non è stato valutato a fondo da tutti. Cerchiamo di farlo ripercorrendo i tre anni di Fabio Rovrena all’ombra del cupolone di San Magno.
L’approdo in lilla è avvenuto nel dicembre 2014, simultaneamente a quello di Ettore Provasio e Fabrizio Salvigni. La squadra e la società affrontavano un periodo buio. Proprio l’arrivo di questi giocatori e del nuovo tecnico Stefano Di Gioia resero possibile un’impresa epica: 14 vittorie e 4 pareggi nelle 18 partite con la triade, con soli 4 gol subiti e un recupero prodigioso in classifica, fino ai play off pareggiati sul campo del destino, a Besozzo. Di quella squadra Rovrena era il faro, oltre che il capitano: schierato davanti alla difesa, fu giudicato unanimemente, e premiato, come miglior giocatore dell’anno.
La stagione seguente non è stata meno trionfale: sempre vertice basso di centrocampo, e quindi centro del gioco, Rovrena è stato tra i condottieri di una stagione che ha visto la squadra conquistare la finale di Coppa Italia, persa a Sesto San Giovanni contro l’Ardor Lazzate, e soprattutto la storica promozione in D nell’indimenticabile giornata di Sant Georgen.
Indiscutibile l’apporto di personalità e visione di gioco di Rovrena nell’anno della promozione. Con qualche errore, naturalmente, in particolare, agli occhi dei tifosi, l’espulsione proprio a Sant Georgen, che ha costretto la squadra a giocarsi la stagione in 10 contro 11 prima, e poi addirittura in 9.

La stagione in D ha visto presto l’arretramento di Rovrena a centrale difensivo. Una stagione tribolatissima per tutta la squadra, in cui il capitano è stato spesso al centro della bufera per i troppi gol presi dalla difesa e, purtroppo, per questioni extracalcistiche. Eppure, Fabio Rovrena si è sempre espresso con una qualità non così frequente nei calciatori: la personalità. E’ questa forza di carattere che gli ha consentito di giocare in situazioni ambientali spesso ostili, di rischiare in campo anche subito dopo un errore. Fabio si è sempre preso le sue responsabilità. In campo non si è mai nascosto, ma ha sempre chiesto palla incurante di quello che era successo prima o che avrebbe potuto succedere subito dopo.
Il recupero nell’ultima parte dell’anno ha fatto sognare ai tifosi l’ennesima impresa: dopo la rimonta record e la promozione, una salvezza impossibile. Purtroppo svanita nella finale play out di Busto Garolfo.
E veniamo a quest’anno: l’inizio di stagione altalenante di una squadra costruita per grandi traguardi ha visto il suo epilogo nella bruttissima partita di Besozzo, ancora il campo della maledizione. La forte contestazione alla squadra è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Rovrena il giorno dopo ha lasciato la borsa e abbandonato la squadra. Non certo per mancanza di coraggio, qualità che non gli è mai mancata.
Non c’è stato spazio per un ripensamento, ma l’Ac Legnano vuole ringraziare Fabio per tutto ciò che ha fatto e dimostrato in questi tre anni, perchè ha il Legnano nel cuore (vi aveva militato per due anni anche a inizio carriera) e perché si è sempre esposto in prima persona, forse anche troppo. Con l’augurio di ottenere, ovunque andrà, le soddisfazioni che merita.