L’eredità di Giovanni Mari, a 30 anni dalla morte

Era il 4 settembre 1987: la notizia colpì come una lama affilata la comunità legnanese. Giovanni Mari era venuto a mancare, improvvisamente, a 67 anni.

Il Legnano perdeva il simbolo stesso della sua storia, il presidente delle ere più fulgide. Assieme al senatore Antonio Bernocchi, nell’era pionieristica del calcio italiano, e a Pino Mocchetti, Mari fu l’unico ad avere l’onore, l’onere e il merito di presiedere il Legnano in serie A. Assunse la guida della società nel 1952, quando la squadra fece vivere ai suoi tifosi una delle stagioni più entusiasmanti, culminate con il secondo posto nel campionato di serie B alle spalle della Spal e la vittoria strepitosa nello spareggio promozione a Firenze contro il Catania, con tre gol di Calle Palmer e uno di Nereo Manzardo.

La successiva stagione in serie A, per quanto conclusa con la retrocessione, fu combattuta fino all’ultimo respiro. Mari lasciò proprio al termine di quel campionato, dopo il quale il Legnano non avrebbe più rivisto la ribalta della massima serie. Si dovrà attendere 25 anni per rivederlo alla guida della società, questa volta per ben otto stagioni (dal 1979 al 1987). E anche questa volta il presidentissimo lasciò il segno, portando i lilla a una rinascita coronata dallo spettacolare campionato di serie C2 1982-83, dominato dalla prima all’ultima giornata. Alla sua morte, il timone passò al suo più fido collaboratore e amico, Ferdinando Villa: un passaggio di testimone tra due galantuomini d’altri tempi. Poco più di un mese dopo la sua scomparsa, l’11 ottobre 1987, in occasione del derby con la Pro Patria, gli venne dedicato il tempio del calcio lilla, lo storico impianto di via Pisacane.

A 30 anni di distanza, qual è il lascito di una personalità come quella di Giovanni Mari? Certamente è nei valori di un calcio che forse non c’è più, ma che non deve tramontare nei suoi aspetti più sentiti e profondi. Pratica e non solo teoria nella vicenda umana e sportiva di Giovanni Mari. Una cultura imprenditoriale capace di legarsi mirabilmente al mondo dello sport. E gli stessi risultati coincisi con le sue due presidenze: il vertice storico raggiunto dalla squadra nella sua gloriosa storia, con la serie A e campioni come Palmer ed Eidefjiall, Manzardo e Bercarich, Lupi e Sassi, senza dimenticare tutti gli altri. E il ritorno al sogno di grandi palcoscenici, con la promozione in C1.

Eredità morale e sportiva che dev’essere la stella polare del Legnano, specie dopo il baratro del fallimento e le categorie in cui il Legnano è stato costretto a giocare negli ultimi anni, indegne dell’antico retaggio lilla. Con l’arrivo alla presidenza di Giovanni Munafò, il ritorno di un imprenditore legnanese, di un vero cuore lilla e di una società compatta e forte, i lilla hanno intrapreso la strada giusta per meritare l’eredità del presidentissimo.