Il presidente Munafò: “Calcio dilettantistico al capolinea”

Il campionato di serie D sta entrando in un tunnel di cui non si vede l’uscita. Il rinvio di Lavagnese-Legnano è l’ultimo di una lunga serie di imprevisti che colpiscono al cuore la regolarità della competizione. La salute è al primo posto e nessuno mette in discussione questo ovvio e sacro principio, ma il caos regna sovrano e il presidente lilla Giovanni Munafò intende fare chiarezza.

Presidente, come vede l’attuale situazione?

“Stiamo vivendo un periodo molto complicato. Il protocollo, con il rinvio della partita con la Lavagnese, ha dimostrato una volta di più di non funzionare. Lo applichiamo come società seguendo tutte le norme, ma poi l’ATS può sospendere le partite e tenere un gruppo di giocatori isolato per 14 giorni. Come fa una società che non si allena da due settimane a rientrare improvvisamente in campo contro una che ha giocato e si è allenata regolarmente? Il campionato è falsato perché ci sono squadre che hanno giocato sempre e altre che sono entrate in campo una volta sola, come noi. Credo che torneremo in campo con la Castellanzese il 25 ottobre, in una situazione totalmente squilibrata dal punto di vista della preparazione. Siamo fermi da una settimana, staremo fermi anche la prossima, poi dovremo fare i tamponi dopo la fine della quarantena, cioè dopo il 14. E’ lampante che il protocollo non regge: mi auspico che venga rivisto con urgenza. Da qui a fine andata dovremo giocare 18 partite in 8 settimane, con il rischio micidiale di continui rinvii. Ditemi come è possibile riuscirci”.

La domanda è dura ma inevitabile: vale la pena continuare?

“Ho convocato un consiglio straordinario il 13 ottobre per riportare a tutti i soci la situazione. In quell’occasione vedremo il da farsi”.

Non doveva arrivare un contributo dalla Lnd?

“Ci hanno fatto capire che ci avrebbero dato un aiuto per il campionato scorso, concluso anticipatamente. E adesso non c’è alcuna notizia o avvisaglia di nuovi contributi. Eppure stiamo facendo tutto scrupolosamente come le società professionistiche. E’ un momento di grande confusione. Finché non ci sarà un nuovo protocollo chiaro e praticabile, con cui società, Lega e Ats possano collaborare con ruoli ben chiari, non se ne esce. Una domanda la faccio io: le partite di chi ha giocato successivamente al riscontro di un caso di positività, in cui ovviamente quel giocatore è stato fermo, ma i compagni sono scesi in campo, sono valide? Un’ATS decide una cosa e un’altra fa diversamente: è assurdo. Siamo arrivati alla follia, questo è il capolinea del calcio dilettantistico. O si rivede subito il protocollo o si sospende il campionato, perché non si gioca ad armi pari”.