Il Legnano non ce l’ha fatta.
La squadra è caduta sull’ultimo ostacolo e retrocede in Eccellenza. Il secco 3-0 subito dalla Bustese non ammette molte repliche, ma le riflessioni, oltre che lecite, sono doverose.
Ripercorrendo il film del campionato,
il rammarico è per due cose: i lunghi mesi vissuti senza la dovuta serenità,
con riflessi pesantissimi sui risultati.
E il non aver giocato il play out con la grinta e la sicurezza che avevano contraddistinto gli ultimi due mesi
di prestazioni scintillanti. Tra questi due estremi negativi c’è il bello del Legnano di quest’anno: ed è ciò che va conservato e da cui bisogna ripartire, cedendo alla tentazione di gettare il bambino con i panni sporchi. I 17 punti nelle ultime 7 partite, con vittorie su campi difficilissimi come Varese e Caronno, frutto dell’azione di una società ritrovata, di un tecnico capace di ricostruire mentalmente la squadra e dell’orgoglio dei giocatori, dev’essere la stella polare per il Legnano del futuro, non qualcosa da dimenticare per la delusione di oggi.
La partita è presto raccontata: il Legnano non è sceso in campo e la Bustese ha giocato la partita che avrebbero dovuto giocare i ragazzi di Tomasoni. Anche se il risultato è stato sbloccato su azione causata da una leggerezza di Balconi, il vantaggio era già meritato, perché la Bustese teneva il campo con sicurezza, mentre il Legnano è stato totalmente evanescente, eccezion fatta per un’occasione sbagliata da Laraia al primo minuto. La sorte ha poi voluto che un secondo errore causasse l’immediato raddoppio, con Plumbaj pronto a sfruttare da opportunista un’indecisione difensiva. Questo ha tagliato le gambe al Legnano.
Nell’intervallo, però, le parole di Tomasoni hanno avuto almeno un minimo effetto: nei primi minuti della ripresa la squadra ha tentato di reagire, creando una buona opportunità su girata di Laraia, ma la Bustese non è mai andata in affanno e ha controllato la partita, colpendo poi in contropiede con Mavilla negli ultimi minuti per il duro 3-0 finale.
Nonostante l’enorme delusione, il saluto e l’abbraccio finale con i tifosi sono un altro dei pilastri da cui bisogna ripartire. Senza dimenticare un ulteriore segno di coesione e fiducia della società:
il presidente “in pectore” Giovanni Munafò a fine partita è sceso negli spogliatoi
per rincuorare i ragazzi, ringraziandoli per l’esaltante rimonta. Questo amore per i colori e questa capacità di separare la delusione del momento da ciò che di ottimo è stato fatto, sono un altro tesoro da cui ripartire.
La parole di saggezza di mister Tomasoni sono il miglior commento alla brutta partita giocata a Busto:
“Siamo stati troppo brutti per essere veri.
Non siamo proprio scesi in campo. Pur riconoscendo tutti i meriti alla Bustese, noi non abbiamo fatto nulla per metterli in difficoltà. Il rammarico è per il netto passo indietro rispetto alle ultime prestazioni. Qualche avvisaglia l’avevo avuta con il Bra, quando per venti minuti eravamo rimasti con la testa negli spogliatoi. Ma là avevamo reagito e ribaltato, qui niente. Questo non deve far dimenticare che cosa hanno fatto i giocatori in questi mesi: hanno dimostrato di meritare ampiamente la categoria. Non ci siamo mai illusi di essere una squadra di vertice per il fatto di aver fatto più punti di tutti negli ultimi due mesi, ma certo non siamo quelli scesi in campo oggi. Avevamo preparato tutto nei dettagli, sapevamo come giocava la Bustese e infatti si è mossa esattamente come ci aspettavamo: il problema è che noi non abbiamo fatto niente di ciò che avevamo predisposto per fermarli e colpirli. E non è il problema di questo o quel giocatore o di questo o quel reparto: oggi sinceramente non salvo nessuno, ma ciò che dobbiamo conservare di questa stagione è l’armonia delle componenti, squadra, tecnico, società, tifosi e stampa, che ci ha permesso di sfiorare un miracolo sportivo”.