Ciao Andrea. Due comunità, Legnano e Cermenate, e l’intero mondo del calcio hanno tributato al nostro guerriero il vero tributo: quello della folla, davanti alla quale era abituato a correre ed esprimere la sua passione e il suo talento. Nel rispetto rigoroso delle regole, 400 persone si sono strette attorno alla famiglia Rinaldi per accompagnare Andrea nell’ultimo viaggio: il Legnano era presente con tutta la prima squadra e l’intero staff tecnico e dirigenziale, guidato in prima fila dal presidente Giovanni Munafò e dal vice Alberto Tomasich. A Mario Tajè, e non poteva esserci scelta migliore, è toccato il compito di reggere il gonfalone lilla di fianco al feretro bianco di Andrea, su cui spiccavano i colori della sua vita calcistica: il lilla della sua maglia eterna, la numero 8, la sciarpa dei Boys Lilla, la maglia biancorossa del Monza e la casacca nerazzurra numero 11 dell’Atalanta, nella quale è cresciuto e della quale era presente una folta delegazione.
Si sono succeduti i ricordi del sindaco, del presidente Munafò, della sorella Giulia, della ragazza di Andrea e dei suoi amici. Le parole del massimo dirigente lilla sono state un inno all’amore di Andrea per il Legnano e al cuore scosso dal dolore dei compagni e dei tifosi. Sono parole che nessun presidente ha mai dovuto pronunciare (bisogna tornare alla scomparsa di Imre Rokken nel 1925 per trovare un dramma simile) e che resteranno scolpite nella storia lilla: “Nella vita ci troviamo ad affrontare situazioni a cui nessuno di noi può trovare una risposta. La tua prematura scomparsa ci ha lasciato senza parole, inermi davanti a questa triste realtà. Con la maglia lilla, quella del nostro Legnano, del tuo Legnano, hai regalato a tutta la società, ai vertici, ai tuoi mister, ai compagni e ai tifosi momenti unici e indelebili che resteranno sempre nel nostro cuore. Con la tua determinazione e serietà hai dimostrato, seppur così giovane, di avere tutte le caratteristiche per poter realizzare il tuo sogno calcistico e ritornare nei professionisti. Ora da lassù, sono sicuro, sarai con un pallone e ci starai guardando. Dai la forza, a tutta la società, a tutti i tuoi compagni, di poter vincere ancora assieme a te che resterai sempre l’unico numero 8 del Legnano. Ciao Andrea, per sempre lilla, per sempre con noi”.
L’omelia del parroco di Cermenate è stata tutta di metafora calcistica, perfettamente adatta ad Andrea: “Quando il mister ci chiama dobbiamo essere pronti. Se ci mette in panchina mugugnamo un po’ ma lo accettiamo. Sappiamo che lui vuole il bene nostro e della squadra. Dio è il mister che ti ha chiamato per la partita più importante, quella nella squadra del cielo, perché tu la giochi benissimo come hai giocato quella su questa terra. Dobbiamo giocarla tutti bene come te, perché questa è l’unica partita che giocheremo”.
Il feretro è stato portato al cimitero di Cermenate accompagnato solo dalla famiglia, per rispetto dell’ordinanza anti assembramento del sindaco Luciano Pizzutto. Lungo la strada, molta altra gente, sempre nel rispetto delle norme, ha applaudito al passaggio del feretro. La Nord era presente con una nutrita rappresentanza. Al passaggio del feretro hanno intonato il coro “Andrea uno di noi”. Un coro che racconta la verità più profonda del rapporto tra Andrea e il Legnano, e che avrebbero voluto intonare in ben altre circostanze.